IL PAESAGGIO DEGLI ACQUEDOTTI ANTICHI FRA TIVOLI E CASTEL MADAMA - Passeggiata lungo i monumentali resti dei “Giganti dell’acqua”

Appuntamento al parcheggio del casello Castel Madama dell'Autostrada Roma-L'Aquila - SABAP-RM-MET e Società Tiburtina di Storia e d’Arte

27/06/2020 - Evento

200627_Locandina
200627_Locandina

La Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per l’Area metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale e la Società Tiburtina di Storia e d’Arte propongono una passeggiata alla scoperta dei monumentali resti degli acquedotti antichi in loc. Arci a Tivoli guidata dal Funzionario archeologo Zaccaria Mari e da Valentina Cipollari, Francesco Ferruti e Claudio Vecchi

      “I giganti dell’acqua” fu il titolo di una mostra fotografica dedicata nel 2007 agli acquedotti romani, a significare l’imponenza dei resti di quelle che sono state definite anche le “vie d’acqua” dell’antichità. Se Roma è giustamente famosa per le suggestive arcuazioni che ancora oggi ammiriamo in città e nel suburbio, divenute il principale simbolo del paesaggio storico della Campagna Romana, non da meno sono i territori di Castel Madama, Tivoli, Gallicano e San Gregorio da Sassola, ove, in una sorta di corridoio attraverso valli e colline, si snodavano i quattro acquedotti c.d. “aniensi” (provenienti, cioè, dalla valle dell’Aniene fra Subiaco e Vicovaro), costituiti dalle quattro più importanti aquae publicae che alimentarono l’Urbe dal IV sec. a.C. fino in epoca tarda: si tratta dell’Anio vetus (272-270 a.C.), dell’Aqua Marcia (144-140 a.C.), dell’Aqua Claudia e dell’Anio novus (38-52 d.C.).

In loc. Arci, divisa fra i Comuni di Castel Madama e Tivoli, è visibile il primo grande complesso di maestosi resti che si sviluppano in un raggio di quasi 2 chilometri. La passeggiata avrà inizio visitando le arcate che si scorgono nella valle Empolitana appartenenti all’Anio novus, il quale proprio nella valle si scindeva in due rami: uno correva lungo l’Empolitana in direzione di Tivoli, l’altro invece deviava a Sud, scavalcando la via e il vicino fosso di Empiglione. Qui si potranno riconoscere sia l’originaria struttura di età claudia a blocchi di tufo, sia le ricostruzioni adrianee in opera reticolata e laterizia, sulle quali si eleva tuttora il canale di deflusso dell’acqua (specus).

La seconda tappa sarà più verso Tivoli, in via dei Ruderi Romani, presso un cantiere di restauro della Soprintendenza, ove lo stesso Anio novus fuoriesce dalle pendici di colle Monitola e dà origine a una serie di massicci archi di epoca severiana, riutilizzati durante i secoli scorsi per costruirvi al di sotto impianti destinati alla spremitura delle uve (le “vasche” di cui parlano gli autori locali). La terza tappa avverrà su via Empolitana e lungo il nuovo Ponte stradale degli Acquedotti, recentemente inaugurato, per ammirare il fornice residuo di uno dei più alti ponti degli acquedotti (m 32), attraverso il fosso di Empiglione, affiancato da un’arcata dell’Aqua Marcia che ingloba un tratto dello speco dell’Anio vetus. Il fornice è sormontato da una torretta medioevale e sul lato interno si trova un affresco devozionale mariano, attribuibili alla trasformazione in porta difensiva e poi daziaria (c.d. Porta Adriana).

Dalla prima alla seconda tappa ci si muoverà in automobile. Sono richiesti scarpe e abbigliamento comodi per percorso su strade di campagna e prato.

Si rammenta che a causa dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 i visitatori sono tenuti a seguire le misure atte a contrastare e contenere il diffondersi del virus.

Informazioni:  zaccaria.mari@beniculturali.it; 338-9566506

Allegati