DOPO 60 ANNI, NUOVI SCAVI NELLA NECROPOLI DI PONTE ROTTO A VULCI

12/10/2020

201012_Vulci
201012_Vulci

L'università Federico II di Napoli arriva a Vulci. Dopo quella di Göteborg, quelle di Friburgo e Magonza e l’americana Duke University. Per interventi site specific che regaleranno altre scoperte e novità su questo fulcro della cultura etrusca.

Una sinergia salutata con entusiasmo e partecipazione dal professor Marco Pacciarelli, professore ordinario dell'ateneo campano. “Si è creato a Vulci un clima di collaborazione molto importante tra la Soprintendenza per l’Etruria meridionale, i Comuni di Montalto di Castro e Canino, la Fondazione Vulci e l'istituto che rappresento”. “Un’unità di intenti”, come l’ha definita il docente, che ha portato a una nuova campagna di scavi nella necropoli di Ponte Rotto. Dopo oltre 60 anni.

La necropoli si trova al di fuori della porta Est e deve il nome al ponte che, in antichità, metteva in comunicazione Vulci con la viabilità etrusca verso la costa tirrenica e successivamente, in epoca romana, con la consolare via Aurelia. La necropoli è nota soprattutto per la Tomba François, uno dei più importanti sepolcri etruschi ritrovati; altri sepolcri sono: la Tomba dei due ingressi, la Tomba dei Tori e la Tomba dei Sarcofagi.

L’area, per tutto il mese di ottobre, vedrà giovani studenti universitari adoperarsi per portare alla luce inediti dettagli su Vulci, per ricostruire l’origine di quella che è stata una delle più grandi città di tutto il Mediterraneo antico. Il campo d’azione, non a caso, sarà la zona ad est della Tomba François, nei pressi della presunta localizzazione della Tomba dei Bronzetti Sardi, nel Comune di Canino. Tutti i dati delle ricerche vulcenti saranno illustrati durante l’incontro di studi internazionale “Vulci Work in Progress”, previsto per il 2021 a Vulci, con i risultati raccolti in precedenza.

Nello specifico, si vogliono portare avanti una ricognizione e un rilevamento ad est del pianoro di Vulci, nella porzione compresa tra il fiume Fiora (dove dominano il maestoso ponte del Diavolo del III sec. a.C. e il Castello di Vulci costruito a ridosso del Ponte) e il Fosso Timone; anche con rilevamenti magnetometrici nel sepolcreto villanoviano di Ponte Rotto. Si predisporrà una carta archeologica in ambiente GIS (Geographic Information System).

Questo il commento della funzionaria archeologa Simona Carosi: “A nome della Soprintendenza voglio esprimere soddisfazione. Per noi è un progetto di particolare rilevanza poiché rappresenta il proseguimento di un percorso già avviato con le precedenti indagini, la cui linea di continuità dimostra il costante impegno riservato alla ricerca e alla tutela, che l’istituzione profonde anche a favore della valorizzazione di un territorio ricco come quello di Vulci”. 

Ma quali sono gli altri studi effettuati? Presto detto. Ripercorriamo ora le tappe delle principali indagini scientifiche che hanno avuto al centro Vulci.

Dopo le prime indagini geofisiche avvenute tra il 2015 e il 2017 ad opera degli studiosi della Duke University, il medesimo istituto nel giugno del 2018 ne ha elaborato il risultato, ma concentrando le ricerche soprattutto nel settore di scavo del Foro ovest di Vulci.

È di agosto 2020, poi, l’arrivo in loco degli studenti dell’università di Göteborg in Svezia. L’Etruria meridionale è stata ed è tuttora, infatti, un'area di centrale interesse per l’archeologia svedese. Dopo molteplici campagne di scavo nei siti viterbesi di San Giovenale ed Acquarossa e una lunga serie di ricercatori impegnati nello studio e recupero dei materiali in tali circostanze, è arrivata l’altra importante collaborazione con questo ateneo, per un piano d’azione triennale. Un progetto ampio articolato in tre fasi, ad opera dello staff guidato dalla dott.ssa Serena Sabatini (Prof. Assoc., dipartimento di studi storici, Università di Göteborg).

È stata condotta un’analisi non distruttiva (con georadar e geo-magnetometro) per studiare la possibile planimetria delle strutture archeologiche sottostanti il piano di calpestio in una specifica area del pianoro vulcente. Con indagini e prospezioni geofisiche ottenute in vari punti tramite la creazione di due saggi. L’aspetto rilevante è stata la continuità con le precedenti surveys in altre aree del pianoro portate avanti dalla Duke University con strumentazione simile. Tale operazione coprirà un triennio (2019-2021). Questo progetto, denominato UUI (Understanding Urban Identities), è un’indagine sul lungo termine, che vede l’iniziale raccolta di dati materiali, la loro comparazione con i precedenti e la loro classificazione e pubblicazione (con progressivo aggiornamento) su una pagina loro dedicata (con traduzione in svedese, italiano e inglese). L’obiettivo è conoscere più approfonditamente la relazione tra i vari periodi che hanno visto la formazione della città sul pianoro di Vulci, in particolare tra il periodo del Bronzo finale e l’inizio dell’età del Ferro; con l’intento di effettuare nuovi e ulteriori saggi di scavo in futuro nell’area subito fuori la porta ovest di Vulci e studiare una zona da cui ci si attende la restituzione dell’antico abitato protostorico.

 

Solo un mese fa, infine, qui sono state ospiti le università di Friburgo e Magonza. Era, infatti, lo scorso settembre quando - tra il 21 e il 26 - si sono effettuate nel parco di Vulci le prospezioni geofisiche che hanno dato avvio al progetto “Crisi, resilienza, normalità. Spazi urbani dell’antica Vulci”. Il progetto ha visto la collaborazione tra gli atenei tedeschi, l’Istituto Archeologico Germanico di Roma, la Soprintendenza (rappresentata dalla dott.ssa Simona Carosi, funzionario archeologo) e la Fondazione Vulci, nella persona del doc. Carlo Casi. L’iniziativa si è avvalsa della direzione scientifica della dott.ssa Mariachiara Franceschini (Dipartimento di Archeologia dell’Albert-Ludwigs-Universität Freiburg) e del dott. Paul P. Pasieka (Dipartimento di Archeologia della Johannes Gutenberg-Universität Mainz); oltre al finanziamento della Fritz Thyssen Stiftung. Le prospezioni geofisiche sono state effettuate da Eastern Atlas GmbH & Co. KG. 

Ed i risultati delle indagini costituiranno parte dei contenuti del convegno in programma per il 2021 a Vulci.