Noccioleti sì, ma con giudizio…

16/12/2020

Noccioleti e non solo
Noccioleti e non solo

La Soprintendenza chiama a raccolta i Comuni della Tuscia per vigilare sulla conservazione del paesaggio: un patrimonio agro-alimentare da proteggere, minacciato da trasformazioni a volte incontrollate

Da 10 anni l’Unesco ha dichiarato la dieta mediterranea “patrimonio culturale immateriale dell’umanità”, un tema - quello della dieta - che si collega a tematiche di interesse globale come la difesa della salute, la lotta allo spreco alimentare, la sostenibilità e la tutela dell’ambiente e del paesaggio.

Ma la dieta mediterranea, secondo la candidatura Unesco, comprende anche una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni concernenti la raccolta, la pesca, l’allevamento, la conservazione, la cucina e soprattutto la condivisione e il consumo di cibo: “mangiare insieme è la base dell’identità culturale e della continuità delle comunità nel bacino Mediterraneo”.

La storia della tradizione agraria e alimentare mediterranea affonda le radici in Italia nel passato greco, etrusco e romano. Le prime importazioni d’olio e di vino, così come la coltivazione di ulivi e viti, sono iniziate all’epoca degli Etruschi e il consumo del vino era alla base delle relazioni sociali e dell’ospitalità in tutto il Mediterraneo. L’olio della Sabina era già rinomato presso gli autori antichi e in generale la produzione di olio era diffusa in tutte le regioni italiane per usi sia alimentari che medici e per la produzione di unguenti e profumi.

Un patrimonio così importante va difeso e condiviso.

In Italia, il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio impone di tutelare le espressioni di identità culturale collettiva come questa attraverso la protezione e valorizzazione delle testimonianze materiali che le rappresentano.

Per questo motivo il 16 novembre, giorno della celebrazione del decennale, la nostra Soprintendenza ha inviato una circolare per sensibilizzare le amministrazioni locali sugli interventi di sostituzione di colture tradizionali con altre non tipiche dei luoghi. Spesso, infatti, interi paesaggi di vigne e uliveti - vero cuore dell’agricoltura e della dieta mediterranea, con specie autoctone di elevato pregio, a volte vere eccellenze della produzione locale - vengono sostituiti da coltivazioni aliene, non ‘storicizzate’: forse più redditizie a breve termine (come ad esempio i noccioleti), ma che alla lunga impoveriscono il territorio, alterano il paesaggio e tradiscono la nostra cultura.

Il Piano Paesaggistico prevede che nelle aree classificate come paesaggio agrario di valore o di rilevante valore, “non è ammessa l’avulsione di impianti colturali arborei con valore tradizionale tipici della zona”. Tale indicazione diviene una vera e propria prescrizione quando le aree interessate sono sottoposte a vincolo paesaggistico, ivi comprese quelle gravate da usi civici.

La circolare inviata dalla Soprintendenza, perciò, non è un nuovo strumento, ma una semplice nota procedurale che indica i passi necessari, già prescritti dalla normativa.

Le amministrazioni locali sono chiamate a verificare con attenzione che eventuali interventi di sostituzione di alberi e arbusti in aree pubbliche o private siano sempre sottoposti ad autorizzazione paesaggistica, a meno che non siano eseguiti “con esemplari adulti della stessa specie o di specie autoctone o comunque storicamente naturalizzate e tipiche dei luoghi”.

Questo non significa che non si possano più piantare noccioleti (come qualcuno ha inteso), ma che in ampie porzioni del nostro territorio è necessario passare al vaglio le proposte di simili interventi, per verificare che non siano incompatibili con i valori espressi da un paesaggio di antica tradizione agricola. Tra le specie storicizzate di elevato pregio, che comprendono vere eccellenze della produzione locale, si contano olivi e viti (a volte tutelati da marchi DOP e DOC), ma anche castagne e nocciole (ad esempio nell’area Cimina).

Tutte queste e altre rinomate colture locali vanno tutelate con la stessa passione e lo stesso rigore.

Alterare il paesaggio agrario storico, infatti, vuol dire mettere a repentaglio la sua identità. Al contrario, una corretta gestione, secondo i dettami della Convenzione Europea per il Paesaggio, è rivolta a orientare e armonizzare le trasformazioni in una prospettiva di sviluppo sostenibile.

La legge c’è e tutti insieme dobbiamo farla rispettare: basta solo ricordare che i veri custodi del patrimonio immateriale sono i cittadini stessi, che lo vivono in prima persona e che, nel caso della dieta mediterranea, ne approfittano con gusto!