Cerveteri
Cerveteri
- Provincia
- Roma
- Località
- Necropoli Banditaccia
- Tipologia
- Altorilievo con leone seduto
- Autore della scheda
- Maurizio Pellegrini
Descrizione
Durante osservazioni archeologiche è stata esaminata una sporgenza apparentemente informe, tanto da sfuggire a tutti, addossata alla struttura che costituisce il tumulo VII della necropoli Banditaccia (fig. 1), ma su una superficie piana di una probabile imposta indubbiamente lavorata. La scultura rappresenta un felino alto m 2.ca., seduto, lavorato ad altorilievo nel tufo (figg. 2-4), posto probabilmente all’ingresso di un recinto (fig. 5) che comprendeva l’attuale tumulo II oppure di un’area più vasta. Il monumentale tumulo II, eretto forse quando la sua via di accesso era un’altra, è uno dei maggiori e più antichi tra quelli ora visitabili e a cui sembrano addossarsi una serie di tumuli inferiori tra cui il tumulo I e la Tomba dei Rilievi. La superficie piana su cui è ricavato il felino fa supporre di essere stato posto presso un possibile ingresso all’area comprendente un nucleo familiare di estrema importanza; è altresì possibile che l’ingresso sia stato modificato dopo l’utilizzo della deposizione denominata attualmente Tomba della Capanna, per le deposizioni posteriori, e si sia utilizzata una nuova strada che poi è diventata la via principale della necropoli.
Effettivamente il degrado del tempo ha reso il leone parzialmente irriconoscibile, la mancanza dei particolari identificativi della scultura e lo stato dell’altorilievo, dilavato e frammentato, non danno la possibilità di identificare precisamente l’animale raffigurato e l’assenza di confronti diretti ne ostacola la comprensione.
La possibilità che l’animale raffigurato possa essere una sfinge è altrettanto legittima, è noto però che il leone, immagine simbolo delle antiche civiltà del Vicino Oriente, trova nella grande scultura monumentale ittita una delle massime espressioni: Hattusa, Alaça Höyük, Arslantepe ed Antakya in Turchia (dove del resto “aslan” significa “leone”) oppure Arslan Tash in Siria sono luoghi dove questa raffigurazione trova le sue migliori manifestazioni. Per di più, citando Giovanni Colonna: “… la civiltà orientalizzante d’Etruria è percorsa… da un’aspirazione al monumentale, al sovradimesionato, al duraturo, congeniale all’ideologia aristocratica… trova negli smisurati tumuli ceretani la manifestazione più vistosa. La dipendenza iconografica e stilistica da esempi di statuaria siro-ittita è tale, al di là della impressione di rozzezza dovuta alla roccia tufacea, da giustificare l’ipotesi che, tra gli artigiani immigrati in Etruria da quell’area culturale, vi siano stati anche scultori… Il repertorio delle statue, sostanziosamente incrementato negli anni… anche dagli scavi clandestini nel territorio vulcente, comprende leoni, pantere, sfingi ecc…” (Colonna 1994). È risaputo inoltre che gli Etruschi mettessero proprio un leone a guardia dei defunti; simbolo di notevole forza fisica e coraggio, questo animale era diffuso in Europa e nel Vicino Oriente ancora durante il primo millennio a.C. Gli autori greci scrivono che la caccia al leone era una prerogativa dei grandi sovrani che dimostravano in questa attività tutto il loro valore.
Bibliografia
G. Colonna, Etrusca, Arte - Arti Visive - 2. L’esperienza orientalizzante (fine VIII-inizio VI sec. a.C.), in Enciclopedia dell’Arte antica, classica e orientale, vol. III, Roma 1994, p. 466 (citazione)