Guidonia Montecelio

Guidonia Montecelio

Fig. 2. Veduta della cava (2019)
Provincia
Roma
Località
Formelluccia-Casale Riboni
Tipologia
Cunicoli idraulici di età romana
Autore della scheda
Zaccaria Mari

Descrizione

     La cava di argilla del cementificio Buzzi Unicem (fig. 1) ha intercettato e semidistrutto nel 2016-2017 un complesso di cunicoli a scopo idraulico, che nel 2018-2019, dovendosi approfondire la cava, è stato esplorato e documentato (fig. 2). Il complesso rientra fra i siti archeologici ricadenti nel bacino minerario della fabbrica, censiti dalla Soprintendenza nel 2015 al fine di contemperare le esigenze della tutela con quelle dell’approvvigionamento del materiale geologico. Per l’esame dei cunicoli (fig. 3) si rinvia alla relazione, contenuta nell’opuscolo appresso citato, dell’archeologa Silvia Greggi: “captavano le acque percolanti dalla collina destinate al fundus agricolo di una vicina villa. Le gallerie (A, B, C e T1) sono semplicemente scavate nell’argilla, prive di fodera muraria e intonaco (fig. 4). Attualmente sono riempite per circa metà della loro altezza da sedimenti limosi relativi alla fase di abbandono, tanto che per penetrarvi bisogna percorrerle carponi, ma in origine erano sufficientemente alte da consentire il passaggio di una persona; sono ricoperte di spesse concrezioni calcaree, indice del costante scorrere dell’acqua, e lungo le pareti, a distanze regolari, si aprono piccole nicchie per l’alloggiamento di lucerne.

     Sul piano della cava alcuni tratti di cunicolo (T2 e B) conservano solo il rivestimento del fondo, costituito da una lunga fila di tegole atte a contrastare l’erosione (fig. 5). Addossati ad una tegola sono stati rinvenuti due frammenti di una tavola lignea, testimonianza delle armature impiegate per la realizzazione delle gallerie. Le analisi dell’Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree (Sesto Fiorentino) hanno appurato che si tratta di legno di quercia [Quercus Sp.], noto per resistenza e durevolezza. La rimozione delle tegole ha evidenziato una precedente sistemazione del fondo: sotto di esse infatti erano alloggiate canalette in terracotta incassate nell’argilla (fig. 6) e con le estremità conformate in modo da funzionare ad incastro.

     Quasi tutte le canalette presentano un bollo iscritto, impresso nella parte curva (fig. 7); genericamente databile ad età tardo-repubblicana (II-I sec. a.C.) e non noto in altri contesti, reca la formula onomastica CINNA LOLLI, da leggere [secondo le indicazioni del Dott. Giorgio Filippi] come: Cinna Lolli (servus fecit) oppure (opus) Cinna(e) Lolli (servi).

     Il cunicolo T2 confluisce nel cunicolo B (fig. 8), il cui percorso verso Sud è interrotto da un muretto con funzione di diga allo scopo di controllare la pressione idrica (fig. 9); alla stessa necessità si collega la tegola rinvenuta in situ sul muretto, la quale poteva essere manovrata come una saracinesca (fig. 10). In corrispondenza della diga si sono recuperati alcuni frammenti ceramici, forse caduti all’interno del cunicolo da un pozzo aperto nella volta (fig. 11).

     Di particolare interesse due frammenti anforari, sui quali sono state riconosciute tracce di pece ottenuta da legno di Pinaceae (analisi del Dipartimento di Chimica Università di Pisa): è noto che in antico la superficie interna dei contenitori per liquidi era spesso impermeabilizzata con prodotti di natura resinosa. Oltre la piccola diga il cunicolo B prosegue verso Sud, attraversando la cava, per interrarsi nuovamente sotto la scarpata Sud, dove riprende con un tratto in galleria integro e del tutto inesplorato (…).

     In un momento difficilmente precisabile i cunicoli furono in parte modificati, ponendo le tegole sopra le canalette e costruendo la diga alla confluenza di B con T2. I materiali rinvenuti presso quest’ultima sembrano indicare una mancata manutenzione della rete cunicolare e forse un abbandono della stessa tra la fine del II e il III sec. d.C.”.

     Il sistema di cunicoli potrebbe essere riferito all’ambito di coltivazione e di attività artigianali, non ultima quella di produzione di laterizi ampiamente diffusa nella zona, di una villa rustica, i cui resti (terrazzamento e cisterna semi-ipogea), databili in età tardo-repubblicana (II sec. a.C.), si trovano circa 450 metri a Sud-Est.

     Le canalette con i bolli, alcune delle quali rinvenute poggiate in verticale (pronte per l’uso) in una sorta di nicchia lungo la galleria B presso il muretto-diga, sono state trasferite, insieme ai frammenti di tavola e agli altri reperti, nei depositi del Museo Civico Archeologico “Rodolfo Lanciani” a Montecelio.

     Lo scavo è stato seguito e documentato da Silvia Greggi.

Bibliografia

Z. Mari, Tibur, pars tertia, “Forma Italiae” I, 17, Firenze 1983, p. 39 (sulla produzione laterizia locale), Z. Mari, E. Moscetti, Scoperte archeologiche nel territorio tiburtino, “Atti e Memorie della Società Tiburtina di Storia e d’Arte” 65, 1992, pp. 161-164, n. 2 (sulla villa), Buzzi Unicem. Family and Friends, Open Day – Industria e Archeologia: un dialogo possibile, con testi di V. Cipollari, S. Greggi, Z. Mari, 2018 (opuscolo a cura della Buzzi Unicem e della Soprintendenza)

Fig. 2. Veduta della cava (2019) Fig. 3. Planimetria schematica dei cunicoli Fig. 4. Cunicolo B Fig. 5. Fondo del cunicolo T2 Fig. 6. Canalette sotto le tegole del cunicolo T2 Fig. 7. Bollo su una canaletta Fig. 8. Confluenza dei cunicoli B e T2 Fig. 9. Cunicoli B-T2, sulla sin. il muretto-diga Fig. 10. Muretto-diga (lato Nord) Fig. 11. Frammenti ceramici alla confluenza dei cunicoli B e T2
Fig. 1. Localiz. della cava (Carta Archeologica Provincia di Roma, 2004, Tav. LIII)