Guidonia Montecelio
Guidonia Montecelio
- Provincia
- Roma
- Località
- Tenuta del Cavaliere
- Tipologia
- Ambienti termali di una villa di età romana
- Autore della scheda
- Zaccaria Mari
Descrizione
Nel 1997-2001, durante la costruzione del centro Agroalimentare Roma (C.A.R.), furono rinvenute all’interno dell’ex Tenuta del Cavaliere tre villae di epoca romana, che anticamente erano situate a confine del territorio di Tibur (Tivoli) con il suburbium di Roma. La più importante, oggetto di varie pubblicazioni, è quella denominata Domus Galloniana in un’epigrafe con dedica votiva ad Ercole. Una seconda, già nota dalla ricognizione topografica, di tipo rustico-residenziale, situata al centro di un fondo agricolo raggiungibile dalla vicina via Tiburtina, era stata aggredita da lavori di escavazione (ex cava di tufo e pozzolana Ruggeri; fig. 1), ma conservava ancora circa trenta ambienti, disposti su vari livelli, alcuni relativi al settore abitativo (pars urbana), raccolti intorno ad un atrio, e altri di servizio, portati alla luce nel 2011 (fig. 2). Risultava invece completamente distrutta la pars rustica-fructuaria destinata alla lavorazione e conservazione delle derrate prodotte nel fundus agricolo. Una cisterna a cunicoli sotterranei con pozzi, ricavata nel banco di tufo, assicurava il rifornimento idrico.
Alcuni ambienti termali, in muratura laterizia (opus latericium) e con pavimenti a mosaico bianco/nero decorati con motivi geometrici, smontati per esigenze di tutela, sono stati ricomposti nel 2017 davanti al Centro Direzionale del C.A.R. e protetti con una copertura (fig. 3). Un vestibolo quadrato con mosaico a pelte e ovali formanti ottagoni dai lati concavi immette in una stanza rettangolare con “tappeto” musivo a nastri, includente un tombino coperto da una lastrina marmorea (fig. 4). Questa stanza dà accesso a una profonda vasca per il bagno freddo con estremità curva e fondo in mosaico bianco (fig. 5), a un piccolo vano pavimentato con grosse tessere marmoree e lastrine romboidali di recupero (fig. 6) e a un ambiente quadrato riscaldato (calidarium) dall’intercapedine sotto il pavimento e da tubuli inseriti nelle pareti (fig. 7); quest’ultimo aveva un mosaico a tessere bianche e nere disposte disordinatamente (fig. 8). Un altro ambiente riscaldato si trovava dirimpetto alla vasca, come provano i tubuli ancora fissati con grappe metalliche sulla parete (fig. 9). In un cortile esterno la metà capovolta di un dolium fu adattata a fontanina o labrum per le abluzioni.
Il balneum, aggiunto agli inizi del III secolo (così si ricava dai marchi di fabbrica sui mattoni) al lato meridionale della villa, è testimonianza significativa dell’importanza che il costume termale, conformandosi al modello urbano, mantenne in ambito privato, e persino in campagna, fino in epoca avanzata.
Durante lo scavo è stato rinvenuto vario materiale archeologico che documenta il lungo arco di vita della villa, fondata nel II-I sec. a.C., come dimostrano strutture in blocchi di tufo inglobate in quelle in muratura, e frequentata fino al IV-V secolo.
Nel 2018 i reperti più significativi rinvenuti durante lo scavo (soprattutto nei pozzi e nella cisterna) sono stati esposti in una vetrina davanti alla Sala Convegni del Centro Direzionale (fig. 10). Si segnala in primo luogo un tubo di piombo (fistula) recante due iscrizioni: una relativa al fabbricante (plumbarius), il liberto Naevius Manes (fig. 11) noto anche da fistulae dell’epoca dell’imperatore Severo Alessandro (222-235 d.C.) rinvenute negli Horti Sallustiani a Roma, l’altra con il nome, in caso genitivo, del proprietario della villa, Postumius Polio, del quale purtroppo non è indicato il praenomen (fig. 12). Il gentilizio Postumius è documentato dall’età repubblicana al tardo Impero sia nei ceti inferiori sia nella classe senatoria, alcuni esponenti della quale raggiunsero il consolato. Notevole diffusione ebbe anche il cognomen Pol(l)io. Il personaggio attestato dalla fistula, residente a Roma, o forse a Tibur, non è altrimenti noto, quindi il suo rango sociale resta incerto. È probabile, tuttavia, che non facesse parte delle classi superiori (senatoria ed equestre), bensì della folta schiera di modesti proprietari del popolatissimo territorio intorno a Roma. Egli fu artefice non della fondazione della villa, bensì di una ristrutturazione, che comprese anche l’aggiunta del balneum, avvenuta nella tarda epoca severiana.
Spiccano, altresì, una bella testa-ritratto di fanciulla in marmo bianco, forse pertinente a una statua, databile al II-III sec. d.C., che era impreziosita con ornamenti in oro o bronzo dorato sulla chioma e resa più realistica grazie all’uso del colore (fig. 13); un delicato torso in marmo di statuetta verosimilmente di Ercole giovane, databile al I-II sec. d.C., che è indice della capillare diffusione del culto dell’eroe-dio, irradiato dal celebre santuario di Tivoli, e richiama la dedica ad Hercules rinvenuta nella Domus Galloniana; i laterizi con bollo di fabbrica che confermano la datazione del balneum all’epoca degli imperatori Severi; un’urna cineraria marmorea di forma semisferica, liscia; due pesi lapidei da stadera.
L’intervento di ricomposizione e restauro delle strutture e di valorizzazione dei reperti è stato finanziato dal C.A.R. e diretto dalla Soprintendenza.
I reperti di minore importanza sono stati trasferiti nei depositi del Museo Civico Archeologico “Rodolfo Lanciani” a Montecelio.
Lo scavo è stato seguito e documentato dagli archeologi della Erma S.r.l. – Restauri e Scavi Archeologici.
Bibliografia
Z. Mari, Tibur, pars tertia, “Forma Italiae” I, 17, Firenze 1983, p. 228, n. 244, L. Quilici, S. Quilici Gigli, Ficulea, Roma 1993, p. 440, n. 580, E. Moscetti, Notiziario archeologico, “Annali 1999. Associazione Nomentana di Storia e Archeologia”, p. 123, “Annali 2015”, pp. 104-105, Id., Tra Nomentum e Corniculum, Monterotondo Scalo 2012, p. 123; sulla Domus Galloniana B. Adembri, F. Taglietti, M.G. Granino Cecere, Hercules Sospitalis da una villa del suburbio romano, “Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia” 74, 2001-2003, pp. 127-176, 30, C. Calci, Z. Mari, Via Tiburtina, in Suburbium. Il suburbio di Roma dalla crisi del sistema delle ville a Gregorio Magno, a cura di Ph. Pergola, R. Santangeli Valenzani, R. Volpe, Roma 2003, pp. 200-203