Guidonia Montecelio

Guidonia Montecelio

Fig. 4. Via Tiburtina antica
Provincia
Roma
Località
Via Tiburtina, km 17,500 ca. (Quartaccio di Castell’Arcione)
Tipologia
Strutture di epoca tarda e via Tiburtina antica
Autore della scheda
Zaccaria Mari

Descrizione

Durante le indagini di archeologia preliminare alla realizzazione del progetto di “Allargamento della Via Tiburtina a quattro corsie da Albuccione fino al Centro Agroalimentare Roma”, nel Comune di Guidonia Montecelio, iniziate nel mese di gennaio e recentemente riprese dopo l’emergenza Coronavirus, sono venute alla luce, sul lato Nord della strada, importanti testimonianze archeologiche di cui si ignorava l’esistenza, in quanto sigillate sotto un notevole interro (fig. 1).

Dapprima è affiorata un’interessante struttura tardo-antica (fig. 2), da collegare probabilmente con la basilica paleocristiana di S. Sinforosa, che si trova quasi di fronte, sul lato Sud della strada. È stato individuato una sorta di stretto corridoio o ambulacrum con il pavimento costituito di quattro filari di blocchi rettangolari di tufo compresi fra due muri, che prosegue oltre il limite di cantiere, mentre sul lato opposto è stato interrotto dalla costruzione della strada statale. Ad esso si affianca un ambiente rettangolare, con due lati in blocchi di tufo, all’interno del quale erano due rocchi di colonna, sempre in tufo, trovati fuori posto (fig. 3). Per un evento traumatico (terremoto?) entrambi i muri laterali del corridoio crollarono nella stessa direzione, seppellendo uno scarico di frammenti di grossi contenitori e vasellame da mensa e da fuoco, prevalentemente di età medio e tardo-imperiale. Sia i blocchi sia l’eterogeneo materiale edilizio dei muri (scapoli di tufo, tasselli di opera reticolata, frammenti di laterizi, anfore e doli) provengono da costruzioni più antiche (I sec. a.C.-II d.C. ca.) situate nelle vicinanze, reimpiegati, insieme a scaglie del lastricato in basalto della via Tiburtina, nella nuova struttura risalente ad un’epoca molto avanzata (IV-V sec. d.C.), coeva alla costruzione della basilica di S. Sinforosa.

Il rinvenimento di maggiore importanza riguarda però proprio la via Tiburtina che in questo tratto era indicata negli studi topografici di inizi del Novecento solo ipoteticamente e non era mai stata riscontrata, contrariamente a quanto avvenuto di recente sia verso Roma (Setteville di Guidonia) sia verso Tivoli (Tavernucole- Albuccione). Il lastricato è venuto alla luce in buono stato di conservazione circa 100 metri ad Est della suddetta struttura (fig. 4). Si dirige con lieve pendenza entro un avvallamento che doveva superare con un ponticello o un sottostante canale per le acque di scolo: il pavimentum, largo m 4, poggiato su uno strato di scaglie, è costituito di lastroni in pietra vulcanica ben connessi, con evidenti segni delle ruote dei carri, ma senza eccessive tracce di usura (fig. 5). Lo scavo, lungo al momento m 15, sta evidenziando sul lato Nord murature in opera reticolata (I-II sec. d.C.), precedute da un marciapiede, attribuibili a un recinto sepolcrale o a una taberna. Altri saggi di scavo hanno rivelato che la via prosegue con una leggera curva dapprima in salita e poi in discesa fino alla struttura tardo-antica (fig. 6). Solo in alcuni punti il basolato si presenta lacunoso e privo delle crepidini, probabilmente a causa del fenomeno di reimpiego sopra accennato.

Il ritrovamento, oltre a restituire un considerevole tratto ben conservato della via publica che univa l’Urbe a Tibur, consentirà di stabilire il rapporto fra la strada antica e la basilica paleocristiana. Questa nacque nel V secolo, accanto a una precedente basilichetta (III-IV sec. d.C.) sorta sulla tomba della martire tiburtina Sinforosa, uccisa, secondo la Passio, all’epoca dell’imperatore Adriano, insieme ai sette figli (fig. 4). Il luogo di culto, situato al IX miglio della via Tiburtina, fu meta di intensi pellegrinaggi fino a quando nell’VIII secolo le spoglie dei martiri vennero trasferite nella chiesa romana di S. Angelo in Pescheria. Da una fonte del 1585 si apprende che la basilica era dotata di cortili ed horti, ove venivano accolti i pellegrini, e che la via correva, all’epoca, sul lato Sud. Il prosieguo delle indagini stabilirà se invece in antico la Tiburtina correva a Nord, come si verifica anche oggi.

Lo scavo è stato seguito e documentato da Valentina Cipollari.

Bibliografia

T. Ashby, The Classical Topography of the Roman Campagna - II, “Papers of the British School at Rome” 3, 1906, p. 114 (via Tiburtina al IX miglio); E. Moscetti, Tra Nomentum e Corniculum 1985-2009. Venticinque anni di scoperte archeologiche, scavi e recuperi nel territorio nomentano, cornicolano e della Sabina romana, Monterotondo Scalo 2012, pp. 115-117 (via Tiburtina a Setteville); Z. Mari, I primi luoghi di culto cristiani nel territorio tiburtino-aniense. Tra fonti scritte e testimonianze archeologiche, “Atti e Memorie della Società Tiburtina di Storia e d’Arte” 89, 2016, pp. 77-87, Id., Tibur, pars tertia, “Forma Italiae” I, 17, Firenze 1983, pp. 220-226, n. 241, J. Coste, Appendice II. Topografia medioevale, ibidem, pp. 501-502, n. 241 (basilica di S. Sinforosa)

Fig. 2. Struttura tardo-antica Fig. 3. Struttura tardo-antica: particolare Fig. 4. Via Tiburtina antica Fig. 5. Via Tiburtina: particolare Fig. 6. Via Tiburtina: particolare Fig. 7. S. Sinforosa: pianta 1878 Fig. 8. Abside della basilica di S. Sinforosa
Fig. 1. Area del rinvenimento (da Tibur 1983)