Tivoli

Tivoli

Fig. 9. Sondaggio di scavo
Provincia
Roma
Località
Piazza del Duomo
Tipologia
basilica di età romana
Autore della scheda
Zaccaria Mari

Descrizione

I recenti lavori di restauro nel Duomo di S. Lorenzo a Tivoli, durante i quali la Soprintendenza ha svolto l’Alta sorveglianza, hanno previsto anche un’indagine archeologica nell’abside di età romana retrostante quella della chiesa secentesca che sorge nell’area del Foro dell’antica Tibur (fig. 1).

L’abside del Duomo fu costruita a m 3 ca. da quella romana, che si addossa sul pendio collinare, al fine di lasciare un’intercapedine semicircolare in grado di mettere al riparo l’edificio ecclesiale dall’umidità. La cattedrale dell’XI-XII secolo, infatti, che riutilizzava per intero l’abside antica, era soggetta a continue infiltrazioni d’acqua, al punto che si decise di demolirla e di innalzare nel 1635, per volere del card. Giulio Roma, una costruzione completamente nuova.

L’abside antica, rivestita in opus incertum di calcare tendente al quasi reticulatum, databile alla prima metà del I sec. a.C., ha un diametro di m 15,60, e si erge per un’altezza di m 6,50 fino a una semplice cornice in travertino forse di epoca medioevale (fig. 2). Al centro della curva si apre una bella nicchia rettangolare (m 1,20 x 0,80, alt. 3,35) con soglia, stipiti e architrave in blocchi di travertino, il cui aspetto originario è ricostruibile, grazie alle tracce di stucco, con lesene laterali, fascia per il fregio sopra l’architrave e cornice sommitale (fig. 3). All’estremità sinistra aggetta leggermente un pilastro, anch’esso in blocchi di travertino (fig. 4).

Il Giuliani, autore del principale contributo sull’area forense, ritiene che l’abside appartenga al lato di fondo di un edificio rettangolare largo m 24,80, di cui sono visibili anche resti del lato lungo settentrionale, inglobati nella sacrestia del Duomo. Secondo lo studioso l’edificio, la cui nicchia doveva contenere una statua, era una quinta scenografica che, in un’area scoperta, delimitava il limite Nord-Est del Foro e sosteneva nello stesso tempo il declivio. In subordine non viene esclusa l’ipotesi del Carducci, il quale riferisce invece l’abside alla basilica forense; anche in questo caso, comunque, essa sarebbe stata priva di copertura.

Del 2008 è lo studio di C. Cioffi che attribuisce senz’altro l’abside alla basilica forense, apportando anche novità per la conoscenza della sua struttura, tra cui un pilastro sporgente all’estremità destra analogo a quello sul lato opposto (figg. 5-6). Del 2010 è, infine, lo studio di A. Cicogna che aggiunge, a sua volta, ulteriori dati circa le strutture romane.

Alla ricostruzione dell’aspetto della chiesa medioevale, completamente cancellata dall’intervento secentesco (si salvò solo il campanile ancora oggi esistente), è dedicato il contributo di M. Vendittelli, che ricostruisce una basilica a tre navate separate da dieci grandi colonne per lato e con un’unica abside sul fondo, corrispondente a quella antica (fig. 7). Le colonne erano in travertino, con fusto a scanalature piatte separate da listelli e capitelli corinzi.

L’indagine archeologica, programmata inizialmente in tre sondaggi, uno al centro e due alle estremità dell’abside finalizzati soprattutto a ricercare tracce della decorazione e la quota del pavimento, è stata ridotta per motivi logistici ad un solo sondaggio (luglio-settembre 2018), tuttavia più grande (m 3 x 2 ca.), localizzato all’estremità sinistra presso il pilastro a blocchi di travertino (fig. 8). Il punto è stato scelto perché l’acciottolato secentesco era stato distrutto dall’inserimento di un fognolo. Subito sotto il pavimento in cemento è affiorato sulla parete in opus incertum l’intonaco, privo però della pellicola pittorica nella parte alta, in coincidenza con un riempimento costituito di detriti edilizi attribuibili all’epoca della costruzione dell’abside secentesca (fig. 9). Approfondendo lo scavo, l’intonaco ha iniziato a mostrare la pittura, ma è apparso tagliato orizzontalmente per incassare due spesse lastre di spoglio in marmo bianco (fig. 10), che formano la copertura di una tomba a fossa rettangolare (m 1,40 x 0,80) addossata alla parete, costruita con mattoni bessali antichi sovrapposti a secco (fig. 11). La tomba, probabilmente di infante o contenente ossa ristrette, presentava sul fondo uno strato terroso e, per la precarietà dei muri in mattoni, non è stata scavata (fig. 12). Per realizzarla era stata praticata una fossa molto più ampia in un pavimento a grandi tessere marmoree grossolanamente squadrate, allettato su uno spesso strato di malta, riferibile al pavimento di un edificio ecclesiale pre-romanico.

Lo scavo è stato quindi approfondito al di sotto della quota del pavimento sui due lati della tomba, rivelando un riempimento del tutto diverso da quello superiore, costituito essenzialmente di materiali pertinenti all’abside in opus incertum, ma anche di altra provenienza: pietre calcaree del muro e pezzi di intonaco dipinto dell’abside stessa, frammenti di lastre marmoree, di vasi ceramici, di antefisse e lastre decorative in terracotta. Ossa umane sparse denotavano la presenza di altre tombe sconvolte dall’impianto del cantiere secentesco.

I materiali erano misti a sabbione, tipico del sottosuolo di Tivoli, su cui è costruita l’abside romana. All’interno e ai lati della tomba l’intonaco conserva in discreto stato la pittura simulante un rivestimento a grandi lastre di marmo brecciato (largh. cm 136), alternate a fasce verticali (largh. cm 27) di colore rosso, su uno zoccolo continuo (alt. cm 35) di colore nero, appartenente sicuramente alla decorazione originaria dell’abside. L’intonaco giunge fino alla risega di fondazione dell’abside (a –m 1.18 dal piano di calpestio attuale), che, purtroppo, nei tratti ai lati della tomba non ha rivelato tracce del pavimento, evidentemente asportato (figg. 13-14). Di notevole interesse anche il rinvenimento della base del pilastro a blocchi di travertino con modanatura di tipo ionico in stucco bianco su alto plinto (fig. 15).

In conclusione il sondaggio, anche se di piccole dimensioni, ha fornito nuovi importanti dati per la conoscenza e la funzione dell’abside antica: la sua altezza fino all’imposta del catino (m 7,70 ca.), la conformazione della base del pilastro a blocchi e la decorazione dipinta. Quest’ultima rientra nel c.d. “II stile pompeiano” (I sec. a.C.), che articola ancora la zona inferiore della parete in rettangoli marmoreggiati separati da lesene, tipici del maturo “I stile”, ma destina quella superiore a sistemi decorativi più complessi in cui fanno la loro comparsa imitazioni di architetture.

 Resta il rammarico di non aver rinvenuto alcun resto del pavimento, che può essere stato in marmo o mosaico, ciò che spiegherebbe anche la sua asportazione. Soprattutto l’intonaco dipinto induce a pensare che l’abside non facesse parte di un’area scoperta, bensì di un edificio coperto. Di notevole interesse è anche il pavimento a cubetti marmorei che per la fattura irregolare non sembrano attribuibili al pavimento cosmatesco della cattedrale romanica, bensì a una chiesa alto-medioevale, per la quale non si esclude un’origine ancora più antica e quindi l’identificazione con la cattedrale paleocristiana di IV-V secolo (Ferruti 2020 e c.s.). Probabilmente il tessellato non venne sostituito dal nuovo pavimento cosmatesco per la sua posizione limitanea. La tomba invece potrebbe appartenere proprio alla fase di pieno Medioevo, quando, apprendiamo dalle fonti, il pavimento cosmatesco era devastato e reso sconnesso dalle numerose sepolture.

Dopo lo scavo i resti, stante la difficoltà di realizzare una copertura per lasciarli in vista, sono stati protetti e reinterrati (anno 2020).

Lo scavo è stato seguito e documentato da Zaccaria Mari; rilievi di Alberto Villari, fotografie di Quirino Berti.

Bibliografia

C. Carducci, Tibur (Tivoli), Regio IV. Sabini et Samnium (Italia romana: municipi e colonie), Roma 1940, pp. 50-51; C.F. Giuliani, Tibur, pars prima, “Forma Italiae” I, 7, Roma 1970, pp. 59-62, n. 3; M. Vendittelli, Testimonianze sulla cattedrale di Tivoli nel medioevo, “Atti e Memorie della Società Tiburtina di Storia e d’Arte” 57, 1984, pp. 73-114; C. Pierattini, La cattedrale di San Lorenzo a Tivoli, in Cattedrali nel Lazio (Lunario Romano XVI), Roma 1987, pp. 121-140; C. Cioffi, Il Foro di Tivoli. Lo stato attuale delle conoscenze alla luce delle ultime acquisizioni, “Atti e Memorie della Società Tiburtina di Storia e d’Arte” 81, 2, 2008, pp. 104-11; F. Ferruti, La cattedrale di San Lorenzo a Tivoli: espressione della storia di un popolo, in “Atti e Memorie della Società Tiburtina di Storia e d’Arte” 81, 2008, 2, pp. 135-148; A. Cicogna, La cattedrale di Tivoli: nuovi dati sulla conoscenza del monumento, “Atti e Memorie della Società Tiburtina di Storia e d’Arte” 83, 2010, pp. 177-207; Z. Mari, Tecniche murarie a Tibur e nell’area tiburtina in epoca tardo-repubblicana, in Tecniche costruttive del tardo ellenismo nel Lazio e in Campania, a cura di F.M. Cifarelli (Atti del Convegno 2011), Roma 2013, p. 30; F. Ferruti, Tivoli nel Medoevo, in Tivoli. Tremila anni di storia, Tivoli 2020, pp. 64-65; Z. Mari, F. Ferruti, Tivoli nell’alto Medioevo, in Città e territorio: il Lazio medievale. Urbanistica e architetture nei centri di Diocesi tra tardo antico e altomedioevo (Atti del convegno, Segni 2016), a cura di F. Colaiacomo, c.s.

Fig. 2. L’abside antica Fig. 3. Nicchia dell’abside Fig. 4. L’abside antica Fig. 5. Abside: pianta (da Cioffi 2008 su rilievo Giuliani 1970) Fig. 6. Abside: pianta (da Cioffi 2008) Fig. 7. Chiesa medioevale e secentesca: ricostruzione (da Vendittelli 1984) Fig. 8. Pianta del sondaggio di scavo Fig. 9. Sondaggio di scavo Fig. 10. Sondaggio di scavo Fig. 11. Sondaggio di scavo Fig. 12. Tomba Fig. 13. Il sondaggio nella fase finale Fig. 14. Decorazione pittorica Fig. 15. Base del pilastro
Fig. 1. L’area forense (n. 2 - da Giuliani 1970)